domenica 6 gennaio 2013

INTERVISTA MAGICOLIERE



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Magia in ospedale

                                                                      Intervista a Mirko Magri
di Elena Franchi
per la storica rivista di Loescher, LA RICERCA


Destare lo stupore e la meraviglia dei bambini ricoverati in ospedale, distraendoli dal dolore e dalle procedure mediche. È quello che fa, da anni, lo psicologo e pedagogista clinico Mirko Magri con i suoi Magicolieri, cercando di cogliere tutti i segnali, verbali e non, con cui il bambino comunica il suo stato d’animo e il suo disagio. Il gioco è la grande risorsa: che siano giochi di prestigio, palloncini, racconti, musica o burattini, lo scopo è sempre lo stesso, entrare in contatto con il bambino al 100%.


Chi sono i Magicolieri?
I Magicolieri® sono sia professionisti delle relazioni umane (Magicolieri® Arcobaleno, ovvero psicologi, tecnici qualificati di clownerie presso strutture sanitarie e socio-sanitarie, animatori qualificati…) sia volontari esperti ed appropriatamente formati (Magicolieri® Rosa), che utilizzano la magia del gioco per garantire ai bambini ricoverati, ed ai loro familiari, spazi ed occasioni di benessere psicologico ed emotivo, agevolando il lavoro del personale medico ed infermieristico.
Il servizio, nato nel 1998, è attualmente attivo presso il reparto di Pediatria dell’Ospedale Versilia (LU) con una frequenza di tre pomeriggi a settimana, il Reparto di Pediatria dell’Ospedale O.P.A. di Massa con una frequenza di due mattine a settimana ed il reparto di Cardiochirurgia Pediatrica dell’Ospedale del Cuore G. Pasquinucci di Massa, ogni sabato pomeriggio.
Nel corso degli anni il nostro stile di lavoro è diventato un originale modello di rifermento a livello nazionale e sono stati tenuti decine e decine di corsi in tutta Italia per molteplici associazioni del settore della Clown – terapia.  Sono stati inoltre pubblicati sia un libro che un doppio dvd, editi da Troll Libri.
Descrivere in poche parole cosa vuol dire essere un Magicoliere non è cosa semplice….
Non è una qualifica che si acquisisce seduti alla scrivania e non è nemmeno il frutto di un’operazione razionale, quanto piuttosto un’esperienza vissuta sul campo, una conoscenza che si costruisce piano piano, caratterizzata da tanti incontri, unici e irripetibili, con altrettanti bambini e genitori, unici e irripetibili.
Talvolta, nella frenesia della nostra vita di adulti, trascuriamo lo “stare in contatto” con l’altro. Il Magicoliere, quando apre la porta di una stanza, entra in relazione con il bambino che gli sta di fronte, cercando di “essere” con lui al 100%. Prova a leggere la molteplicità di segnali, verbali e non, che il bambino comunica, ascoltando il suo stato d’animo ed i suoi bisogni e creando occasioni di gioco sempre diverse.
Questo è il modo in cui si svolge la nostra “comunicazione affettiva”, e poco importa se utilizziamo giochi di magia, palloncini, musica o burattini.
Quando questo accade, ecco che avviene l’incantesimo!!
È un gioco, è un flusso vibrante di emozioni, non sempre necessariamente festoso e ilare, come quando Samanta, la scimmietta dispettosa, fa la linguaccia o il Magicoliere imbranato sbaglia le magie, ma anche profondamente serio e grave, come quando Samanta parla del buchino che ha sul braccio e del suo mal di pancia, oppure della brutta malattia che l’ha costretta a restare in casa per diverse settimane.
L’importante è che ci sia uno scambio, un rapporto, un incontro….magico, naturalmente.

Qual è lo scopo principale della vostra attività in ospedale?
Portare meraviglia alle persone con cui giochiamo. Quando un gioco riesce a stupire può diventare più forte del ricovero e della malattia e, a distanza di anni, la persona tenderà a ricordarsi maggiormente queste sensazioni positive rispetto a quelle negative dell’ospedalizzazione
La malattia ed il ricovero in Ospedale possono causare stress, disagio e preoccupazione. L’obiettivo del servizio è quello di  promuovere lo slancio vitale, lo stupore, il benessere e l’autostima  sia nel bambino che nei suoi familiari.


Quali sono gli strumenti che utilizzate per raggiungere il vostro obiettivo?
Il nostro modo di giocare si differenzia e si adatta a seconda del contesto, dell’età e dello stato psicofisico dei bambini.
Alla base del nostro intervento c’è un “ascolto” delle esigenze di ogni persona (e famiglia) con cui giochiamo. In base alla specifica situazione adattiamo il nostro modo di lavorare, con l’obiettivo di stabilire relazioni significative atte a meravigliare e promuovere un umore e un pensiero positivo
Gli strumenti di lavoro che utilizziamo sono originali ed esclusivi e sono frutto di una intensa ricerca e di una costante formazione.
Si suddividono in:
- Affabulazione
L’arte dell’inventare, raccontare e interpretare storie fantastiche.
- Baby-games
Batteria di giochi senso-motori diretti a ottimizzare le limitate possibilità di movimento del bambino ricoverato.
-Giochi di prestigio
Giochi di magia in cui si vuole  valorizzare la bellezza estetica dell’effetto e l’abilità nel proporlo.
- Giochi con i palloncini
Il palloncino utilizzato per realizzare splendide sculture, ma anche per raccontare storie, fare magie e sketch comici.
- Improvvisazioni ludiche
Creazione estemporanea di proposte ricreative in base alle esigenze del bambino e del contesto.
- Magia comica
Giochi di magia per promuovere meraviglia, risate e buon umore.
- Musicoleria
L’armonia e la dolcezza della musica al servizio del bambino.
- Personaggio mediatore
Quando un pupazzo prende vita e riesce ad incantare.
- Prove di logica
Per coinvolgere e stupire attraverso rompicapo, rebus, enigmi ed indovinelli.
- Scatola sensoriale
Per promuovere una relazione di gioco privilegiando il canale olfattivo, tattile ed uditivo.
-Spunti comici
Per suscitare risate e buon umore attraverso la mimica, la gestualità e la parola.
- Top-secret
Batteria di stupefacenti giochi di magia e di illusione ottica che vengono presentati, insegnati ed infine costruiti insieme al bambino.
  

Che cosa provoca maggiormente la risata dei bambini?
Mi rendo conto che gira e rigira una delle situazioni comiche che funziona di più con i bambini è quella di promettere magie strepitose per poi realizzare dei fiaschi tremendi. Vi porto un esempio molto semplice: bello deciso, dichiaro di essere in grado di far sparire nel nulla un fazzoletto, che però, inevitabilmente non scopare mai. Se voglio che questa gag funzioni mi mostro realmente convinto delle mie qualità da mago, sbilanciandomi sul sicuro successo della magia, mentre poi rimedio solo una terribile figuraccia, che però farà impazzire di felicità il bimbo.
Per imparare molti giochi di magia comica non occorrono particolari abilità tecniche, ma una buona dose di esercizio, sfacciataggine, autoironia, affabulazione e teatralità.
Riuscire a far ridere un bambino è la cosa più bella del mio lavoro. Il bambino apprezza una comicità molto diversa da quella dell’adulto, una situazione comica che fa sbellicare dalle risate il primo, spesso fa solo sorridere il secondo. Per far ridere i bambini di solito occorre fare cose veramente stupide che però, per sortire l’effetto dovuto, vanno eseguite con convinzione, partecipazione e divertimento. Un ottima gag o battuta proposta con lo spirito e l’atteggiamento sbagliato non sortirà alcun effetto comico.
Ecco alcuni esempi:
- Classiche gag del clown bianco e del clown augusto
Il primo irreprensibile, composto, autoritario, severo; il secondo strampalato, pasticcione, dispettoso, giocherellone. Il bianco cuce, costruisce, propone, mentre l’augusto disfa, sorprende, prende in giro, banalizza. Il bianco afferma con assoluto rigore che una cosa non si deve fare e l’augusto puntualmente disobbedisce. Il bianco dice e l’augusto contraddice.
Il Magicoliere, che di solito lavora da solo, per formare questa coppia si avvale di uno specifico burattino che assume il ruolo dell’augusto. Per esempio, posso dire al personaggio animato, con tono risoluto, che è l’ora di fare la nanna; lui fa finta di addormentarsi e poi, di nascosto, mi fa la linguaccia.
- Vantarsi di essere bravo a fare qualcosa  per poi fallire miseramente
Per esempio posso professarmi come un abilissimo mago che farà sparire una pallina dal pugno della mano.  Dopo aver pronunciato la formula magica e qualche gesto rituale apro il pugno e la pallina è sempre lì…
Oppure dichiaro di saper modellare con i palloncini il coniglio più bello del mondo. Gli intenti sono buoni ma i risultati pessimi…
- Comicità escrementizia
Trattare argomenti quali pipì, calzini sporchi, piedini puzzolenti e compagnia bella, funziona da matti. L’importante è non scadere mai nel volgare e nel retorico.
- Espressioni stravaganti ed inconsuete
Ascoltare esclamazioni tipo “fresca insalata”, “santa patata”, “mondo birbone” e via dicendo sortisce un effetto comico, oltre che emulativo.
- Goffaggine dell’adulto
Per esempio mentre giocolo spavaldo con tre palline mi cadono in terra (meglio sulla testa) oppure, mentre gonfio un palloncino, vola via o scoppia. Queste azioni, ancora di più se mi mostro imbarazzato, mandano il bambino in visibilio.
- L’esagerazione
Una cosa eccessivamente grande o piccola, ancor di più se a livello verbale si dice il contrario, è un ottimo strumento per promuovere delle risate. Per esempio: dichiaro di voler prendere la mia bacchetta magica tascabile e tiro fuori una bacchetta lunga quattro metri.
- Quando il bambino combina dei guai
Quando accade qualcosa di inaspettato che stupisce, senza mortificare. Per esempio: dico al bambino di reggere un attimo la mia preziosa bacchetta magica. Lui la prende e tra le sue mani si rompe. Oppure gonfio un palloncino e, senza legarlo, chiedo al piccolo se me lo regge. Lui lo afferra e tra le sue mani si sgonfia.
- Quando l’adulto combina dei guai
Il Magicoliere rompe “accidentalmente” un gioco che gli era stato prestato dal Primario del Reparto.
- Chiedere al bambino delle cose ovvie come se fossero difficilissime
Propongo al bambino di chiudere gli occhi mentre nascondo un grande foulard. Il piccolo accoglie l’invito e una volta che li riapre ha il compito di scovare dove l’oggetto è nascosto. Il nascondiglio, ahimé, risulta sempre eccessivamente visibile…tipo il foulard sopra la testa, o che sbuca dalla tasca.
- Sbagliarsi clamorosamente nel chiamare o capire le cose con il giusto nome
Invece di “sonno” dire “tonno”, di “carino” dire “camino”, di “torta” dire “porta”, di “bottone” dire “dentone”……
- Ad-libs
È un termine inglese, che vuol dire “improvvisare”. Il riuscire a creare comicità, dinanzi a situazioni inattese, è una qualità rara che avvalora la professionalità e l’efficacia del nostro intervento.
- Il linguaggio del corpo
Quando accade qualcosa il nostro corpo è il mezzo più potente di comunicazione. Se volutamente accentuo i miei gesti, la mia espressività, il mio paralinguaggio il bambino lo apprezzerà notevolmente. Se, per esempio, fingete di farvi male a un dito (magari per colpa di un palloncino che ci sbatte sopra…) provate a saltare, muovervi su e giù per la stanza, fare smorfie di dolore, disperarvi, ululare e mi direte l’effetto che sortisce!


Quali sono i più frequenti errori che un adulto può commettere nell’avvicinarsi a un bambino in ospedale?
Confondere il proprio stato d’animo con quello del bambino, o peggio proiettare il proprio malessere su di lui.
Per esempio riempire il bimbo di domande o regali è un classico modo che gli adulti adottano per non ascoltare la persona che sta di fronte loro. Utilizzano queste mediazioni come barriera per non farsi contaminare dalla sofferenza del piccolo, ostacolando quindi il crearsi di una comunicazione reale e sincera. Oppure piangere di fronte a lui perché “poverino, sta male”aiuta glia adulti a stare meglio, ma di certo non il piccolo
Nel caso si voglia giocare con lui, lo sbaglio più grande e frequente è quello di porsi come un impiegato del gioco e proporre uno spettacolo strutturato e già impostato. Fare sempre le stesse cose nelle diverse situazioni che incontriamo è un limite enorme. Vuol dire avere un clichè da proporre, indipendentemente dalla persona e dalla situazione che ci troviamo dinanzi. Quindi non ascoltare i bisogni impliciti ed espliciti delle persone con cui giochiamo



Come ci si prepara a questo tipo di attività in corsia?
Sviluppando una meticolosa formazione teorico-pratica sui principi base della Psicologia Ospedaliera e Sistemica–Relazionale e  apprendendo tecniche e modalità di gioco specifiche alle diverse fasi evolutive e ai differenti contesti, secondo il metodo Magicoliere.
Per fare questo occorre partecipare a corsi specifici di formazione promossi dall’associazione “I Magicolieri”. In seguito, le persone ritenute idonee, svolgono un lungo periodo di stage ospedaliero.


Come potete essere contattati?
Per contattarmi tramite mail: lasettimaluna@hotmail.it
Per contattare e conoscere l’associazione:
Web: www.magicolieri.org     Mail: info@magicolieri.org
YouTube:  http://www.youtube.com/user/Magicoliere
Facebook: I Magicolieri - page       Blog:magicolieri@blogspot.com

mercoledì 2 gennaio 2013

Beppe ed Osho

Beppe è un mio caro amico...dopo tanto tempo abbiamo condiviso una bella cena insieme ad altri amici d'infanzia...e, complice anche il vino, sono emersi tutta una serie di aneddoti e ricordi esilaranti ....
la memoria è strana e fa dei garbi strani...ti fa ricordare ciò che preferisce..e lo trasforma, lo digerisce e lo metabolizza come intende lei....poi, se certi ricordi non vengono mai rievocati, spariscono nel dimenticatoio..
personalmente credo che i ricordi belli siano un patrimonio della mia esistenza e tenerli vivi e colorati sia un'attività da praticare con costanza...ciascun ricordo perso mi amareggia e mi innervosisce....
così è successo che beppe mi ha raccontato quando è venuto a fare, tanti anni fa, una meditazione di osho insieme a me....lo ignoravo, grrrrrr......il solito incenso, biscottini bio, candeline e piedi senza scarpe.....poi il gong che suona e lui, beppe, alla sua prima esperienza mistica che resta in catalessi e non si ridesta...o meglio tripola un pochetto...
poi apre gli occhi e non si capacita che si già passata un'ora.....dice che è impossibile e si sente smarrito.....
il conduttore, non so il perchè, ci fa pescare una carta a caso dal mazzo dei tarocchi....beppe pesca la morte...e va in paranoia...
tutti a spiegargli che la morte non è per forza da vedere in modo peso...ma anche positivo, come cambiamento...occasione di crescita e arricchimento...e via dicendo..
il mio caro amico resta perplesso e torna a casa poco rilassato e molto preoccupato...
trova a casa un mazzo di carte dei tarocchi di sua sorella...le mescola e le stende sul letto, di dorso...ne gira una a caso e ricompare la morte...
beppe pensa di avere il malocchio e sente una sua zia se può occuparsi della cosa e toglierglielo..
poi ripone le carte dei tarocchi sul comodino...dorme allarmato sognando lo scheletro con la falce che lo insegue...
la mattina si sveglia di buon'ora e prende le carte dal comodino....le sfoglia e ne manca solo una....la morte...
allibito la cerca e la trova in terra, di fianco al letto....era cascata da sola....
così almeno dice lui...
beppe non ha più meditato...
io invece medito di rimeditare...tutto al centro torna
m e la carta della luna