La regina va
in pensione
Al
calar del sole la grande quercia pensava preoccupata agli anni
che passavano sempre più veloci.
Chi regnerà nel bosco quando non ci sarò più?
Più
di cento anni prima era stata infatti eletta regina del bosco, non tanto per la sua maestosità, ma per la sua bontà e
saggezza.
Nel
folto della sua chioma, come un grande mamma custodiva un grande alveare di api selvatiche e i nidi di moltissimi uccellini multicolore.
Voglio eleggere
il mio successore
– disse la quercia.
Per fare questo
ho bisogno di aiuto, chiamerò quindi i miei amici uccellini.
Detto
questo diede un forte scossone alla sua chioma e da questa uscirono
cinguettanti e spaventati un gran numero di uccellini.
Ho bisogno di
voi
– disse la quercia - voglio affidarvi un compito molto importante.
Andate e dite ad ogni albero che questa sera, al chiarore della luna piena, ci sarà una grande riunione
per eleggere il nuovo re o la nuova regina.
Gli
uccellini, bravi ed ubbidienti,
fecero ciò che la quercia aveva
chiesto loro.
Nel
bosco, intanto, si diffuse la
notizia della riunione.
Tra
gli alberi c’era chi si vantava di avere un bel tronco, chi delle foglie
meravigliose. Altri ritenevano di far maturare dei frutti succosi e profumati.
Per migliorare il loro aspetto, gli alberi del bosco chiamarono in aiuto alcuni piccoli amici.
Lo
scoiattolo, con la coda, si mise a
lucidare il tronco del suo albero preferito e per fare questo saliva e scendeva
a ripetizione.
Il
picchio lavorò incessantemente tutto
il giorno, picchiettando qua e là per rimuovere tutti gli spigoli più appuntiti
dei suoi alberi preferiti.
Il
cinghiale invece con le sue zanne
mise a posto tutto quello che aveva capovolto la sera prima.
Il
gufo ed il coniglio dormivano e quindi non aiutarono nessuno.
Venne
la notte, la luna piena era già alta
nel cielo e i suoi raggi rendevano scintillanti tutte le foglie, bagnate
dall’umidità della sera.
Benvenuti –disse la quercia- vorrei sentire le vostre voci.
Il
castagno fu il primo a prendere la
parola: Cara quercia, io sono un albero robusto che sopporta sia il caldo che il
freddo. I miei frutti sono saporiti e preziosi. Penso di essere adatto per
regnare nel bosco.
Il
faggio che si trovava poco distante
così si espresse: Io mi adatto ad ogni
situazione ed i miei frutti nutrono cinghiali,
scoiattoli ed uccellini. Con le mie verdi fronde proteggo dai raggi del sole tutti gli animali.
Intervenne
anche il pino: Grazie alla mia altezza il mio sguardo arriva fino al mare e da quassù
posso controllare ogni cosa che accade nel bosco.
La
grande quercia ascoltava attentamente,
mentre la luna piena osservava dubbiosa.
Il
gufo, che se ne stava appollaiato su
un ramo, mentre scuoteva perplesso la testa, affermò: Da molti anni vivo in questo bosco
e conosco tutti gli alberi. Ognuno ha qualcosa di diverso ed è questo che
lo rende unico e speciale.
Il castagno, il faggio, il pino, insieme
a tanti altri alberi sono tutti utili per la nostra sopravvivenza; nei tronchi
il picchio trova riparo, nei rami si
costruiscono i nidi gli uccellini, i
frutti degli alberi sfamano lo scoiattolo
ed il cinghiale, i fiori profumati
servono alle api per produrre il
loro miele delizioso.
La
quercia ascoltò con molto interesse
e poi dichiarò: Ti ringrazio caro gufo, le tue parole mi hanno fatto
riflettere e prima di prendere una decisione voglio pensarci bene.
Intanto
vicino ad una siepe un cipresso e un
coniglio chiacchieravano
animatamente: Fatti avanti, diceva il coniglio, che cosa aspetti a parlare?
Ma io di che
cosa posso vantarmi?
Rispose il cipresso, che per parlare
con il suo amico coniglio stava
piegato quasi fino a toccare la punta del tronco per terra.
Io ti conosco
bene -
disse il coniglio - tu non ami il chiasso e le chiacchiere
inutili. E’ vero che vivi in
disparte, ma conosci il bosco alla
perfezione! Tu non parli molto, ma hai due grandi qualità: sai osservare ed
ascoltare.
E vero, è
cosi!!!
Esclamarono in coro lo scoiattolo,
il picchio, il gufo, il cinghiale, le api e gli uccellini. Il nostro amico cipresso ha un grande cuore, noi
vogliamo che sia lui a governarci.
Erano
queste le parole che la grande quercia
voleva sentire e così prese la sua decisione e fece diventare il timido cipresso il re del bosco.
La
luna piena nel cielo sorrise
compiaciuta e poi stanca se ne andò a dormire, lasciando il posto ai primi
deboli raggi di sole.
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